“Un cane non è “quasi umano”, e non riesco a immaginare peggiore insulto per la razza canina che descriverla in questo modo. Il cane sa fare molte cose che l’uomo non può, non ha mai potuto e non potrà mai fare”.
J. Holmes
Ho iniziato tanti anni fa a ragionare sui requisiti necessari che un cane da lavoro dovrebbe avere. Osservando cani e conduttori, durante un’infinità quantità di addestramenti o incontrando varie razze e binomi nelle passeggiate, guardando nei campi delle realtà cinofile e soprattutto allevando Labrador di linee da lavoro, mi sono resa conto che purtroppo questo argomento così importante per me, invece per la maggioranza delle persone nei giorni d’oggi e nella nostra realtà, è sempre di più scivolato nel dimenticatoio e sempre di più vengono selezionati cani con scarsa attitudine al lavoro.
Il cane nasce come gregario dell'uomo in un rapporto simbiotico nel quale ognuno dava un proprio contributo per il miglioramento della vita di entrambi. Che cosa ha modificato la nostra relazione odierna? Sempre di meno l’uomo è a conoscenza delle vere capacità dei cani. Ma questo significa che non ne abbiamo più bisogno?
Mentre cercavo qualche documento scientifico sui cani da lavoro leggevo la frase qui sopra. E in effetti, la parte che mi ha colpito in più di questa frase sono state queste parole:
“il cane sa fare molte cose che l’uomo non può fare!”
Questa frase mette chiaramente in evidenza che l’uomo sa fare tante cose, sì… ma non sa fare le cose che sa fare il cane. Ed è per questo che il uomo è diventato il “miglior amico della razza canina, per fargli fare delle cose che lui stesso non sa fare. Ed è così nata una collaborazione tra umano e cane, in reciproco rispetto e appagamento.
In questo documento definirò la mia visione del cane da lavoro, più precisamente cercherò di rispondere alla seguente domanda:
“quali requisiti caratteriali e comportamentali deve avere un cane per poter eseguire un certo lavoro nel binomio?”
Mi riferirò per questo al Retriever come esempio, più specificamente al Labrador Retriever e cercherò di spiegare il mio punto di vista. Io stessa sono proprietaria di 5 Labrador da lavoro e di un English Working Cocker Spaniel. Conduco i miei cani con successo in gare a livello europeo da oltre 10 anni e, infine, allevo Labrador da lavoro da più di 6 anni.
Prima di entrare nel tema vorrei ringraziare le mie maestre:
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Millershook Anna, International Field Trial Champion e vincitrice del Italian Retriever Championship 2015/16
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Adrenaline of Druid’s Peak, aka Cathy, International Field Trial Champion, 3. classificata Italian Retriever Championship 2016/17
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Venus Melody aka Ally, Italian Field Trial Champion, 5.classificata Italian Retriever Championship 2018
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Blackvelvet of Druid’s Peak aka Juna, che ha iniziato la sua carriera in Ottobre 2020 classificandosi subito in due prove Classe Novice con “molto buono”
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Amberquest Eimaer aka Lime, English Working Cocker Spaniel, con un carattere completamente “matta” ma dolcissima.
E il miglior maestro che avrei mai potuto avere:
Druid Peak, un Labrador da puro lavoro, con l’istinto per la selvaggina e l’etica di caccia superiore alla normalità, catapultandomi in un mondo ancestrale dove la sopravvivenza dipendeva da entrambi.
Inaddestrabile, mitico Druid.
Dal lupo al cane
“Il cane e il lupo hanno una genetica in comune, ma il cane non è un lupo e sono specie differenti. Probabilmente hanno uno stesso antenato.”
Queste sono le parole di J. Dehasse, tratte dal suo libro “Tutto sulla psicologia del cane”, nel quale spiega l’evoluzione dal lupo al cane così: “nei lupi ancestrali alcuni individui hanno dimostrato un insieme di caratteristiche che erano favorevoli alle prossimità dell’uomo. Quindi, una specie di lupo si è autodomesticata e si è adattato per poter approfittare della vicinanza all’uomo, ed in cambio portava del vantaggio come l’eliminazione degli avanzi, l’avvertimento in caso di intrusione, donava amicizia e affetto e teneva l’uomo al caldo durante la notte.”
Sempre J. Dehasse evidenzia che questo cane era stato modificato dall’uomo selezionando caratteristiche fisiche e comportamentali che lo interessavano. I nostri antenati mostravano preferenze per colore, altezze, forme fisiche o specifiche comportamentali. Fu così che nacquero cani con forme nuove e per scopi nuovi. Solo da qualche secolo è stata adattata la selezione volontaria per la creazione di cani con compiti specifici. Come cani piccoli incrociati tra di loro per poter entrare nelle tane, cani grossi per poter difendere la casa, cani veloci e bianchi per cacciare, cani con zampe palmate per nuotare velocemente e tanti altri. L’autore del libro citato illustra inoltre che tutte le razze pure provengono da incroci, e le razze sono pure soltanto dal momento in cui il club di razza proibisce gli incroci e li accetta come razza. Attualmente esistono oltre 400 razze di cani.
Il cane da bellezza
Inoltre, Dehasse espone anche il fatto che “questa selezione è diventata fortemente orientata all’ estetica e che nello stesso momento si è dimenticato di curare alcune caratteristiche sociali e comportamentali, oltre alla capacità di adattamento ad una vita meno attiva fisicamente e molto spesso monotona”. Secondo Dehasse questo ha indotto diversi problemi comportamentali dell’animale, che oltre che creare disagio e problemi al proprietario, può portare, nel caso estremo, all’abbandono.
Leggendo queste riflessioni di J. Dehasse spontaneamente mi viene in mente un esempio notevole che negli ultimi anni ho potuto osservare personalmente: l’evidente e frequente aggressività dei cani nelle Show di bellezza (e ogni tanto anche quella dei padroni), chiusi in luoghi completamente estranei all’habitat naturale, nel totale caos umano, piazzati su tavoli da toelettatura per essere spazzolati, profumati fino a renderli quasi ridicoli in certi casi.
Tra le righe di Dehasse si può intendere che gli scopi per i quali l’uomo si è messo in unione con il cane, non sono più orientati ad una attività “sensata” insieme, ma molto più verso una comunione socievole, di compagnia e svago.
Al servizio dell’uomo
Mi riferisco alla seguente frase di J. Dehasse (Tutto sulla psicologia del cane, pag 39):
“Il cane familiare si presenta sotto un caleidoscopio morfologico. Partendo da tutti questi tipi morfologici differenti, è andato sviluppando la maggioranza delle razze attuali. Alcune razze sono nate in forza di una selezione di lavoro, più che per ragioni estetiche. Queste razze non sono polivalenti, ma tendono a una specializzazione. Non saranno a priori dei buoni cani da famiglia perché sono sottomessi a degli schemi motori ipertrofici come ad esempio l’inseguimento di ciò che si muove (cani da caccia, cani pastori ecc.) o l’aggressione per il mantenimento della distanza e da paura (cani da difesa).”
Alla luce dei fatti l’uomo ha selezionato il tipo di cane in base al lavoro da svolgere. Ha preso il lupo autoaddomesticato, ha usato un soggetto particolarmente idoneo allo scopo, incrociandolo sempre con un soggetto con le stesse caratteristiche. Prendiamo l’esempio dei Terrier; la loro funzione nasceva come grandi cacciatori di animali nocivi come topi o ratti. I nostri antenati usavano il soggetto più efficace, più tenace e adatto al lavoro e lo incrociavano sempre con un altro soggetto con queste qualità. E fu così che nacque il carattere tenace dei Terrier; questo cane se non occupato e educato nel modo corretto nei giorni d’oggi facilmente tende a creare problemi ai padroni, a dimostrazione di quanto asserisce Dehasse qui sopra.
Nei secoli scorsi l’uomo si è quindi “creato” il cane basandosi su esigenze reali, dichiarandolo ogni tanto falsamento “suo amico”, al suo servizio in cambio di cibo senza quale il cane non sarebbe più in grado di sopravvivere.
Il cane da lavoro
I cani, come descritto nel paragrafo precedente, originariamente avevano dei compiti, dei lavori specializzati da svolgere per i quali necessitavano di caratteristiche e attitudini particolarmente evidenziate.
Un metodo romano di suddivisione delle specializzazioni è stato spiegato come il seguente:
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Venatici
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Sagaces (cani da traccia)
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Celeres (cane da seguita)
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Pugnaces (cani da attacco)
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Pastorales (cani da pastore)
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Villatici (cani da guardia)
Invece nel Medioevo Albert Legrand distingueva mastini, levrieri, segugi e cani da cerca.
(Fonte: https://canidalavoro.it/lordinamento-delle-razze-canine)
La definizione di “lavoro” o più precisamente “cani da lavoro” nei giorni moderni, in che cosa consiste?
Una domanda provocatoria potrebbe essere anche: “esistono ancora lavori per nostri cani?”
Come menzionato prima, con l’espressione “cane da lavoro” intendo un vero e unico “professionista” nel suo ambito. Questo soggetto deve disporre di caratteristiche e di attitudini particolarmente sviluppate per permettergli di svolgere un compito in modo eccellente. La memoria di razza attribuisce al cane congenialità al lavoro e conseguente realizzazione psicofisica.
Un esempio è il segugio: tutti cani hanno un fiuto molto sviluppato, ma non per questo tutti i cani riescono a seguire una traccia come ci si aspetterebbe da un segugio. Quindi i cani da lavoro dispongono di una attitudine naturale, spiccata e eccellente per la loro specializzazione. Certamente, un lavoro ben riuscito potrebbe essere frutto di un ottimo addestramento. D’altro canto però le attitudini genetiche facilitano la predisposizione per l’addestramento; e se queste mancano anche il miglior addestratore non otterrà risultati degni di nota.
Riassumendo e ribadendo abbiamo e che fare con un cane di razza “specialista del suo ambito”, definito come memoria di razza.
Nelle regioni di lingua tedesca un cane di lavoro, o meglio “Gebrauchshund” = “cane d’utilità”, è chiamato tale nel momento che supera la prova di lavoro nella sua specialità di razza oppure se appartiene ai gruppi 1 – 2 – 3 FCI.
Le tipologie di lavoro
I lavori, per quale il “Gebrauchshund” viene selezionato sono molteplici. Le razze erano e sono state create per lo svolgimento di compiti particolari. Di seguito ho diviso le tipologie di lavoro nelle seguenti attività.
Utilità e difesa
Il cane da difesa personale è occupato e devoto alla protezione del suo padrone. In particolare, il Pastore Belga Malinois, una razza che si distingue per la sua particolare intelligenza in quanto sa determinare esattamente quando è il momento di proteggere il padrone e quando è il momento di fermarsi. Oltre il Malinois c’è anche il Dobermann che era originariamente stato selezionato per questo lavoro. Gli antichi romani usavano il Cane Corso per la protezione personale, un cane muscoloso e molto grande e difficile da addestrare; ma dall’altra parte un giocherellone e molto affezionato al suo padrone. Sempre lo stesso Cane Corso è molto ben adatto come cane da guardia. Un'altra razza per la protezione di proprietà è il Bullmastiff, di ottima compagnia in casa ma non adatto ad essere lasciato in un posto ristretto. Poi, il Pastore Tedesco fa certamente la sua figura anche in questo ambito lavorativo ed è, come si può capire, molto versatile.
Protezione delle greggi
Un altro discorso attuale è il tema della custodia delle greggi da reddito. Il cane viene utilizzato in alta montagna dove, per la protezione delle greggi contro i grandi predatori come il lupo, la presenza dell’uomo o la recinzione del gregge non è possibile. Questa attività di protezione delle greggi è di fondamentale importanza per i proprietari di animali da allevamento in montagna. I cani usati in questo ambito svolgono il loro compito in assoluta autonomia, senza presenza o guida da parte della persona di riferimento, ma hanno goduto di un addestramento particolare in precedenza. In Svizzera attualmente sono occupati circa 200 cani in questo lavoro.
Terapia/sociosanitario
Un lavoro non da sottovalutare è l’assistenza da parte dei cani all’uomo. Con questo intendo i cani per assistenza ai non vedenti o ipovedenti. Qui il cane svolge il compito da “pilota” e conduce il suo padrone al sicuro nella vita quotidiana. Un altro importante aiuto lo prestano i cani da assistenza a persone con abilità limitata; questi amici a quattro zampe imparano a svolgere diversi compiti, diventando molto di più che animali domestici ma bensì inseparabili compagni che riescono a rendere la vita quotidiana dei disabili più facile. In certi casi, anzi in tanti casi, aiutano inoltre a superare paure e problemi psicologici. Le razze spesso e sempre più frequentemente usate per l’assistenza e la guida ai non vedenti sono il Golden e il Labrador Retriever, ma anche il Pastore Belga Malinois.
Oltre a queste attività di ricerca, il salvataggio nautico ha un ruolo importante! La Scuola Italiana Cani da Salvataggio prepara i binomi di salvataggio nautico che riescono a raggiungere delle performance importanti come il traino di un battello con 30 persone a bordo oppure la rianimazione in acqua che sarebbe impossibile da effettuare senza l’aiuto del cane.
I seguenti argomenti potrebbero essere anche collocati nel capitolo “Ricerca olfattiva”, ma ho preferito trattarli qui di seguito.
Con la capacità olfattiva che dispongono, i cani sono in grado di scoprire variazioni di cellule in forme tumorali negli umani, e anche tra di loro. Il mio maschio Druid ha scoperto diversi tumori presenti nella sua “amica” Gipsy, una femmina di Golden Retriever. Il suo segnale si manifestava tramite l’appoggio del suo naso sulle zone infestaste dalla modifica delle cellule tumorali. E ogni volta suo fiuto si dimostrava veritiero in quanto il veterinario purtroppo confermava tutte le volte l’esito.
I cani che segnalano in anticipo le crisi epilettiche dei loro padroni sono preziosi e danno un valido supporto prevedendo l’insorgere di una crisi. Presumo che nello stesso modo funziona l’aiuto che prestano i cani nella previsione di una crisi ipoglicemica. I cani “leggono” il cambiamento del corpo umano e imparano, tramite un addestramento dettagliato e preciso, a segnalare queste modifiche e ad adeguare il loro comportamento facendo in modo che il padrone riesca a prepararsi.
Ultimamente sono stati effettuati degli esperimenti per la ricerca COVID19 con l’aiuto del fiuto dei cani. Secondo studi dell’Università di Helsinki i cani precedentemente impegnati nella ricerca del cancro hanno imparato velocemente a discriminare l’odore delle urine di persone infettate. Gli scienziati ora stanno chiarendo quale sostanza fa segnalare il virus e per quanto tempo rimane presente dopo che l’infezione è passata. Addirittura, sembra che i cani imparano molto velocemente e la loro prestazione per quanto riguarda il grado di affidabilità è più alto che i test basati su tecniche molecolari. In futuro, così si augurano gli scienziati, i cani addestrati in questo ambito potranno essere usati per esempio nei check-points nelle dogane, aeroporti o altro.
https://www.helsinki.fi/en/news/health-news/the-finnish-covid-dogs-nose-knows
Ambito della ricerca olfattiva
L’altro aspetto notevole dei nostri cani è la capacità olfattiva. Prima di entrare nelle varie attività voglio paragonare il sistema olfattiva uomo-cane. Il cane possiede 220 milioni di recettori olfattivi, l'uomo appena tra i 5 e 10 milioni. La mucosa olfattiva nostra ammonta a circa 4-8 cm quadrati, quella del cane a 150 cm quadrati!!!!
Trovo questo paragone molto esaustivo, chiaro e senza bisogno di essere commentato. Si ritorna alla frase di J.Holmes:
“... Il cane sa fare molte cose che l’uomo non può, non ha mai potuto e non potrà mai fare”.
Nei servizi pubblici, per esempio nella Polizia o nel Corpo delle Guardie di Confine, i cani di servizio sono impiegati per la ricerca di stupefacenti oppure di esplosivi; per esempio all’ingresso di grandi fiere, aeroporti o manifestazioni.
Anche nella ricerca di denaro, oppure per individuare animali protetti, pellicce e carne selvatica trovano uso. Oltre a questo, la ricerca di persone disperse fa parte dei loro compiti. Le razze frequentemente presenti sono il Pastore Tedesco, oppure il Pastore Belga, il Malinois, e sempre di più si può notare la presenza dei Retriever.
Un altro compito che nostri cani svolgono con bravura è il salvataggio. Per salvataggio si può intendere la ricerca di persone disperse nei boschi o intrappolate sotto macerie, oppure l’impegno che ci mettono nella ricerca di superstiti in caso di terremoti. Mi ricordo come fosse ieri l’orrore che si rispecchiava nei nostri volti quando seguivamo il disastro dell’11 settembre 2001 negli Stati d’America, vedendo i cani da catastrofe lavorare fino all’esaurimento per trovare le persone sotto le macerie.
E inoltre, da menzionare specialmente in questo periodo segnato dal COVID19 è la ricerca di persone sepolte dalla neve da cosiddetti cani da valanga. Sempre di più le persone praticano lo sci o l’escursionismo fuori pista senza essere allenati e/o formati (NB: in Svizzera nel 2020 sono raddoppiati i morti per valanghe rispetto agli anni precedenti). Gli escursionisti fanno affidamento sull’equipaggiamento tecnologico, però i cani addestrati per questa attività lo eseguono con grande successo. I più bravi sono in grado di sentire le persone sprofondate anche 4 metri sotto la neve.
Vorrei accennare anche il triste tema della ricerca di resti di persone decedute (human remain detection). Persone coinvolte in questa ricerca raccontano che anche i cani soffrono del fatto di trovare le persone prive di vita e vanno motivati dopo ogni servizio.
C’è sempre da tenere in mente il fatto che tutti questi cani, impegnati nei lavori descritti qui brevemente, “giocano” a salvare vite, e soprattutto salvano delle vite veramente, oppure facilitano la vita quotidiana dei loro padroni.
Per ultimo vorrei mettere nell’elenco dei cani da lavoro i soggetti che l’uomo usa/usava per andare a caccia. Presumibilmente questa attività è la più storica nella convivenza tra uomo e cane. L’archeologia ha dimostrato che la coabitazione tra uomo e cane risale a quasi 100'000 anni fa. Questi nostri antenati vivevano nelle caverne, e avevano più successo nella caccia se accompagnati dai cani. Oggi i cani da caccia si sono divisi in varie categorie basate sulle diverse tipologie di lavoro di caccia.
Requisiti del cane da lavoro
Nel paragrafo precedente sono state fornite diverse informazioni sulle varie tipologie di lavoro che i cani sono in grado di svolgere.
Ma quali requisiti sono necessari per dare forma perfetta ad un cane da lavoro in modo che sia in grado di svolgere la sua attività di razza?
Per rispondere a questa domanda prendo come razza di riferimento il Labrador Retriever da lavoro, tralasciando i requisiti dei Labrador da esposizione.
Prima di iniziare a indagare sulle qualità del cane esemplare, ritengo opportuno spendere qualche parola inerente alla sua memoria di razza. Originariamente il Retriever era stato creato come aiuto al cacciatore per riportare (dall’Inglese “to retrieve”) della selvaggina (pelo o piuma) abbattuta durante una giornata di caccia. Esistono diverse tipologie di riporto: la preda abbattuta che cade visivamente (“markato”), la preda abbattuta che è per terra ma che verrà riportata più tardi (“memoria”) e la preda abbattuta a terra che non è stata avvistata nel cadere (“blind”).
Oltre a questo, prestava aiuto ai pescatori per riportare la rete da pesca oppure i pesci persi nelle acque.
L’addestramento del Retriever è mirato sullo svolgimento di queste tipologie di lavoro per assistere il cacciatore durante una giornata di caccia con lo scopo di rispettare l’etica di caccia: non perdere selvaggina, sia abbattuta oppure ferita. I Retriever appartengono al Gruppo 8 (cani da cerca/acqua e riporto) della classifica di razze FCI.
Questa attività descritta, il suo scopo originale, nei giorni moderni per svariati motivi sta sempre di più diminuendo. Onde per cui il bagaglio genetico dedicato a questa sua attività si sta restringendo sempre di più. D’altro canto la genetica di altri comportamenti si sta allargando. I capitoli seguenti si dedicheranno a ulteriori dettagli sull’argomento del bagaglio genetico.
Salute fisica
Per essere in grado di svolgere dei lavori il cane deve avere una buona salute fisica. Questo significa, specialmente per un Retriever, che deve essere snello, muscoloso, sportivo, deve avere il pelo lucido e curato in ogni aspetto. Il suo sguardo deve essere brillante, curioso e attento. Dal lato genetico per l’ottimo lavoratore che è, devono essere escluse inoltre tutte le malattie genetiche conosciute in questa razza.
Salute mentale
Nella salute mentale del cane vengono presi in considerazione diversi componenti. Da un lato gioca un ruolo fondamentale la genetica comportamentale e dall’altro l’apprendimento dell’individuo; inoltre le influenze ambientali possono alterare i comportamenti.
La genetica comportamentale è composta dai comportamenti specifici attribuibili alla specie. Uno di questi è l’istinto, come per esempio l’istinto di riproduzione. Questi comportamenti sono molto stabili in quanto sono stati selezionati dalla natura per molti millenni.
Poi c’è il comportamento specifico di razza, selezionato dall’ uomo, e di conseguenza molto più instabile in quanto molto più recente. Per ottenere comportamenti specifici di razza la selezione è alla continua ricerca del mantenimento delle caratteristiche di razza. Infine, c’è il comportamento individuale del soggetto.
Nel caso in cui l’uomo ha intenzione di collaborare in ambiti specifici con il cane, la salute mentale del partner a 4 zampe è particolarmente importante. Siccome i Retriever sono dotati di molte caratteristiche positive e naturali, occorre nonostante questo, prestare molta attenzione ai vari aspetti comportamentali genetici appartenenti alla razza, in modo da non creare dei problemi futuri compromettendo il successo nel lavoro.
Le basi genetiche della razza determinano il comportamento. Ogni comportamento ha origine nel cervello del cane e realizza il ragionamento. Inoltre, è la genetica a definire la grandezza e la formazione delle aree del cervello. In altre parole, la mappa genetica può essere descritta come il piano di costruzione del corpo.
Caratteristiche del Labrador Retriever
La verità ha tante sfaccettature.
Qui di seguito elencherò alcuni componenti genetici che per me sono di fondamentale importanza per un ottimo Labrador da lavoro.
Will to please
I Labrador Retriever possiedono prima di tutto una dote naturale importante e molto qualificante: il “will to please”. Tradotto si può spiegare con “la volontà di compiacere”. In pratica significa, che nei casi estremi, questa tipologia di cane dovrebbe fare qualsiasi cosa con l’obiettivo di piacere alla sua persona di riferimento. Questa caratteristica è molto positiva se il “will to please” è rivolto verso la persona di riferimento e non verso sé stesso!
A questo punto mi pongo la domanda: questa sua predisposizione al “will to please” è sufficiente per trasformare un qualsiasi Labrador in un ottimo cane da lavoro?
Capacità di apprendimento
La risposta certamente è negativa con la seguente spiegazione: soltanto la quasi “pazza” voglia di compiacere non è sufficiente se il cane nello stesso momento non dispone di capacità di apprendimento.
Intelligenza
Inoltre, è necessaria una buona dote di intelligenza per poter gestire questa capacità di apprendimento.
Si potrebbe affermare che se in un soggetto si uniscono quindi la volontà di compiacere e l’intelligenza, queste due caratteristiche formeranno un buon Labrador da lavoro? Purtroppo, secondo me, la risposta sarebbe negativa.
Di conseguenza, mi permetto di affermare che comunque tutte le caratteristiche elencate fino a qui ancora non sono sufficienti.
Addestrabilità
Credo che in questo momento manchi un punto molto importante: la capacità di poter essere addestrato, la cosiddetta totale addestrabilità.
Il Retriever, dotato di “will to please”, intelligenza a sufficienza per essere capace di apprendere, deve anche poter essere addestrato. Questa caratteristica solitamente è molto presente nei Retriever e costituisce un fattore fondamentale per affinare il lavoro di Team tra lui e suo conduttore.
I fattori elencati qui sopra, che sono predefiniti nella genetica di ogni soggetto, devono essere presenti in alto dosaggio e ben equilibrati, in modo da poter formare un ottimo Labrador da lavoro.
Ci sono però altri componenti genetici che servono:
L’istinto predatorio
L’istinto predatorio è un punto chiave nella genetica del cane da caccia in generale.
Nel DNA del Labrador da caccia dovrebbe essere prescritto in prima linea il riporto. A dimostrarci questo fatto sono i cuccioli che, appena riescono a sostenersi sulle zampette, iniziano a riportare qualsiasi oggetto che si trova alla loro portata. Nella foto in basso un maschietto di neanche 4 settimane occupato a riportare il suo gioco, ma ancora neanche si regge bene in piedi.
L’attenzione verso lo sparo, che è un comportamento dominato dalla genetica, l’ho notato allevando i miei cuccioli.
Qui di seguito due esempi: il primo episodio che mi ha fatto realizzare questo fatto è capitato mentre stavo guardando una registrazione del Retriever Championship in Inghilterra. I cuccioli, all’età di un mese mezzo circa, si trovavano con me nella stessa stanza della televisione. Appena è iniziata una battuta di caccia con diversi spari e uccelli volanti e visibili nello schermo, all’improvviso tutti cuccioli hanno smesso di giocare e hanno fissato la televisione. Si sono messi tutti seduti, attentissimi alle attività venatorie come se sapessero cosa stesse succedendo e che aspettassero il loro turno per andare al riporto.
Con un’altra cucciolata ho fatto diversi test proprio per il loro comportamento venatorio. Per osservare anche con loro la resistenza allo sparo; intorno alle 7 settimane di vita, nel recinto esterno pieno di giochi, ho usato la pistola di addestramento esplodendo un colpo. Malauguratamente non mi ero preparata per documentare la loro reazione, ma comunque mi è rimasto impresso come se fosse appena successo. Quando hanno sentito lo sparo tutti e cinque cuccioli si sono immediatamente seduti, hanno alzato la testa di colpo, rimanendo così per diverso tempo. Personalmente sono convinta che nella loro genetica in qualche modo è stabilito che sanno che la loro preda al momento dello sparo si trova ancora nel cielo. E oltretutto escludo che atteggiamenti come quello della scena davanti la TV e quello appena descritto sono addestrabili a questa età, e per chiarezza vorrei dire neanche ho mai provato di addestrarli a quell’età.
Quanti cani da caccia hanno paura dello sparo? Quanta memoria di razza è rimasta in quei soggetti?
Il fiuto
Il Labrador da lavoro usa la sua capacità olfattiva principalmente per il ritrovamento della selvaggina.
Oltre a questo, il Labrador dispone della geniale capacità di discriminazione olfattiva che lo porta addirittura a capire se una preda è stata ferita dal fucile del cacciatore, quindi il cane segue la traccia fin quando la trova, oppure se l’animale è sano lo ignora e prosegue il suo lavoro di ricerca.
Tempra – resistenza
Confrontandomi sull’argomento in questione con altri proprietari di Labrador da lavoro e chiedendogli quali specifiche caratteriali ritengono importanti, mi viene riposto: la “tempra”. Visto che si tratta di una parola a me nota nell’ambito delle lavorazioni sul metallo mi sono chiesta ovviamente cosa vorrà dire nell’ambito cinofilo. Internet ha provveduto a spiegarmelo:
“L'insieme delle qualità psichiche e spirituali di un individuo, con un'accentuata connotazione di solidità e vigore.”
“Nel gergo cinofilo il concetto di Tempra esprime la capacità di resistere a stimoli esterni negativi e, di conseguenza, l’eventuale permanenza di effetti (ricordi) negativi della sollecitazione influenti poi sul carattere del cane. Si è osservato che esistono, a volte scisse tra loro, una Tempra Fisica e una Tempra Psichica; in termini semplici e generici possiamo dire che la Tempra rappresenta un po’ la forza, la solidità di carattere.”
In effetti, durante una giornata di caccia, il lavoro del Labrador richiede davvero resistenza, sia tempra caratteriale sia fisica. La sollecitazione fisica per la ricerca di selvaggina è notevole e necessita allenamento e tempra. Durante il lavoro questi cani non manifestano dolore, e ci si rende conto delle ferite solo durante un controllo a fine giornata. Si potrebbe anche dire che hanno una soglia del dolore altissimo.
E inoltre, un soggetto in età ottimale e addestrato nel modo migliore, resiste alla condotta prolungata, anche per ore e ore, da parte del suo conduttore senza mostrare stanchezza psichica.
Motivazione
Un pilastro fondamentale per un cane da lavoro è la motivazione. Lei rispecchia la benzina per il motore del cane da lavoro! E andando avanti con l’esempio del motore: ci sono cani che vanno a benzina che brucia veloce e non rendono per tanto tempo, e ci sono quelli che sono dei Diesel, che prendono la motivazione dal loro lavoro e si motivano con i loro successi.
Tempo di concentrazione/attenzione
Il cane, mentre è al lavoro, dispone di una certa durata per la quale è in grado di concentrarsi. Più a lungo dura questo tempo, più il cane è utilizzabile e nello stesso tempo la sua motivazione deve essere tenuta ad alto livello.
Ovviamente quanto descritto sopra rispecchia la mia personale opinione che qui di seguito motiverò, basandomi su 15 anni di esperienza nell’ambito cinofilo, avendo osservato e studiato i Retriever al lavoro e rendendomi sempre più conto che questi cani sono in continua evoluzione e sviluppo.
Detto ciò, per illustrare queste mie teorie farò di seguito qualche esempio pratico di casi vissuti in campo.
Un Retriever che pur avendo tanta voglia di compiacere non dispone di intelligenza sufficiente. Tutti gli sforzi intrapresi nell’addestramento di soggetti di questo genere, non molto intelligenti, saranno poco più che inutili. Al contrario, non riusciamo a collaborare con un soggetto molto intelligente che dispone di “will to please” soltanto verso sé stesso e non verso la sua persona di riferimento. Un esempio pratico di questo caso è un Labrador che a caccia invece di portare la preda abbattuta se la tiene per sé e non la vuole consegnare, oppure addirittura se la mangia. Questo soggetto è praticamente inutile per il cacciatore in quanto non è di aiuto.
Lo stesso vale per un Retriever dotato di una buona dose di intelligenza che però non dimostra interesse alla collaborazione e di conseguenza non può essere addestrato.
Esempio: una Golden Retriever femmina, linea da lavoro, con ottimo fiuto, molto intelligente, vorrebbe soltanto fare gli esercizi che piacciono a lei. Nel momento che ci sono esercizi che lei non apprezza, cioè controllo e conduzione, inizia a dimostrare comportamenti provocatori verso il suo conduttore. Questo dimostra che un soggetto indocile, anche se ha tutte le caratteristiche fondamentali di un Retriever da lavoro, è praticamente inaddestrabile.
Il caso contrario: il Retriever ben addestrabile che però non dispone di intelligenza sufficiente per applicarsi nell’apprendimento oppure per riconoscere la sua dote di discriminazione olfattiva, per svolgere un lavoro di ottima qualità, non sarà mai un ottimo cane da lavoro.
Per quanto riguarda l’esempio classico del Labrador, ci sono soggetti che possiedono un enorme “will to please” e nello stesso momento non sono addestrabili e/o non dispongono dell’intelligenza sufficiente. Con un soggetto di questo genere non si arriverà a concludere un lavoro ben fatto.
Avrei una lista molto lunga di esempi come questi…
Per costruire un team efficiente nel lavoro, sarebbe opportuno avere al fianco un cane non solo con le caratteristiche descritte fino a qui, ma il nostro partner dovrebbe anche essere disposto a relazionarsi con noi, o meglio, noi dovremmo essere in grado di creare una relazione di fiducia reciproca.
Ovviamente sono da tenere in considerazione le caratteristiche particolari di ogni razza. Il Labrador infine, originariamente è un cane da caccia e per poter svolgere questa tipologia di lavoro deve possedere soprattutto l’istinto per la caccia, l’istinto predatorio e il forte senso del recupero degli animali abbattuti.
Invece altre razze, per esempio i cani da protezione delle greggi, devono avere a disposizione nel loro patrimonio genetico tutt’altre qualità per eseguire l’incarico originale per il quale sono stati selezionati. Per esempio, proprio nel loro caso, l’addestrabilità è molto meno necessaria, anche il “will to please” è molto meno presente. D’altro canto, questi cani hanno bisogno di una grande intelligenza miscelata con una grossa capacità di apprendimento e una grande autonomia nell’effettuare il lavoro.
I comportamenti che contraddistinguono questa razza sono molto diversi da quelli del Retriever e di conseguenza i pesi delle caratteristiche menzionate sopra sono distribuiti diversamente.
Indiscutibilmente, le caratteristiche elencate in questo capitolo, possono essere presenti anche in un soggetto non di razza pura. In effetti si vedono incroci molto bravi a eseguire dei lavori impeccabili a caccia.
Dunque, che importanza ha e quale ruolo ricopre la genetica dei nostri cani da lavoro?
Vincent Routledge, nel suo libro “The Ideal Retriever and how to handle him”, nel lontano 1929, afferma il fatto che il buon naso in un Retriever, e con questo intende la capacità della discriminazione olfattiva, è talmente importante che accetterebbe di riprodurre un soggetto con una bocca dura (NB: il cane schiaccia la selvaggina) se avesse un naso eccellente. Cosa voleva dire Mr. Routledge negli anni ’30 con questa affermazione? La mia considerazione in merito è che V. Routledge cercava di spiegare le priorità della genetica. Per lui un buon Retriever DEVE avere un ottimo naso a discapito di un problema per lui risolvibile con l’addestramento; in questo caso la bocca dura.
Volutamente non entro ulteriormente nei dettagli della genetica, ma ci tengo che si riconosca l’importanza della corretta selezione. Vale sempre la pena di riflettere sul fatto che nello svolgimento del suo lavoro specifico di razza, il cane da lavoro ha bisogno di un corredo genetico perfetto. In caso non disponesse di un buon patrimonio genetico il cane svolgerà un lavoro di una qualità mediocre.
Il futuro proprietario di un cane da lavoro dovrà essere in grado di poter valutare quali caratteristiche e qualità è provvisto il suo partner e questo necessita di un’ottima conoscenza del lavoro che il cane dovrà svolgere.
Faccio un esempio di un mio allievo: a un ragazzo giovane, senza esperienza per quanto riguarda cani da lavoro e/o caccia, alla ricerca di un Labrador da lavoro per voler gareggiare in Field Trial (NB: prove di lavoro di caccia, sul campo e su selvaggina abbattuta) venne offerto un maschio di una cucciolata con una genetica non perfetta. Cioè nella linea c’erano soggetti che producevano vocalizzazioni durante il lavoro (NB: durante una battuta di caccia il Labrador deve stare in assoluto silenzio). Il ragazzo, che non era a conoscenza di questa mancanza di perfezione genetica, non fu in grado di riconoscere questo problema per tempo. Il risultato fu che spese tanti soldi per un cane che risultò inadatto a gareggiare, (il cane è inutilizzabile nella prova di lavoro in quanto il rumore, o meglio il pianto, è un comportamento indesiderato quasi impossibile da eliminare). Nonostante questa pecca si tratta di un soggetto bravo con un ottimo atteggiamento per il lavoro.
Riassumendo, nella buona genetica sono fissati i comportamenti di fondamentale importanza per il lavoro di razza.
Un esempio per comprovare questa affermazione è il seguente: il Labrador può essere addestrato a fare IPO, ma non sarà mai un campione in questa disciplina.
Invece se fosse usato per il suo scopo originale, ossia come cane da caccia specializzato nel riporto, potrà utilizzare appieno le sue capacità.
La responsabilità degli allevatori
L’allevatore possiede, tramite le sue competenze, le ricerche e le conoscenze, la chiave per determinare le capacità di una razza, tenendo conto di tutti gli aspetti genetici che necessita il lavoro per il quale la razza è stata creata. Oltre a questo, ha la responsabilità di eliminare il più possibile i problemi genetici di salute.
L’allevatore dovrebbe, prima di tutto, essere in chiaro sullo scopo originale della razza che alleva. Per allevare un cane da lavoro con i requisiti descritti (e questo vale non solo per il Labrador ma per tutte le razze), dovrebbe conoscere fino in fondo i soggetti che usa per la riproduzione, i quali dovrebbero avere delle ottime caratteristiche di razza procreando esattamente il profilo che serve. Inoltre, dovrebbe essere pienamente cosciente delle conseguenze morali ed etiche che derivano da una selezione incontrollata di soggetti non idonei. Purtroppo, tanti allevatori poco seri, selezionano cani malati o senza le caratteristiche di razza ma molto belli perché il mercato lo richiede.
Per tutti questi motivi elencati precedentemente sono convinta che l’allevatore stesso dovrebbe lavorare con i suoi cani.
Conclusione
Riassumendo quindi, IL perfetto cane da lavoro è intelligente, dispone di volontà a collaborare ed è altamente addestrabile, possiede istinto e sufficiente tempra, dimostrando concentrazione a lunga durata. Se tutte queste caratteristiche, che sono state prefissate nel suo corredo genetico, si uniscono in buona quantità e equilibrio in un soggetto, allora a questo punto possiamo dire di avere un “partner in crime” con quale siamo in grado di raggiungere un certo obiettivo, a condizione che esista una relazione stabile e profonda con la persona di riferimento.
Le doti naturali devono essere presenti in modo equilibrato nel Labrador da lavoro. In altre razze, con altri compiti da svolgere, l’equilibro è bilanciato diversamente.
E se non bastasse, il conduttore dovrà metterci tutte le sue capacità e competenze per prestare massima attenzione nell’addestramento in modo da poter estrapolare il meglio dalla perfetta genetica del suo partner.
Ma prima, molto prima di entrare nel mondo del lavoro con suo amica a 4 zampe, il futuro proprietario deve potersi affidare alle competenze e alle capacità dell’allevatore. Il partner giusto per un lavoro di qualità e eccellenza va ricercato con precisione, dedizione e pazienza.
Bibliografia
Dehasse, Joel
Tutto sulla psicologia del cane, Le Point Vétérinaire Italie srl, Edizione italiana 2011
https://canidalavoro.it/lordinamento-delle-razze-canine
Vincent Routledge
The ideal Retriever and how to handle him, 1929
Hebeler, Viola Dr.
https://www.abcdev.de/artikel/Vererbung_von_Verhalten.html
https://www.helsinki.fi/en/news/health-news/the-finnish-covid-dogs-nose-knows
Guarnieri, Mirco / Romano Prandi, Nadia
”Il cane da detection”, 2021
Crediti
Ringrazio di cuore Nadia Romano Prandi per fornirmi con materiale stupendo, punti di riflessioni e la bella scoperta di scrivere quasi contemporaneamente dello stesso tema. E soprattutto ringrazio per la lettura e le correzioni del mio italiano.
Questo stesso ringraziamento va a Monica Dorigo, per le correzioni e per il potersi confrontare.